Ho sempre un grande scetticismo quando un vino viene presentato e declamato come il “migliore del mondo”. In questi casi l’unica cosa da fare Γ¨ assaggiarlo, compito ingrato, direte voi.

ChΓ’teau Simone Γ¨ un caposaldo della viticoltura provenzale: un Grand Cru de Provence dal 1936 superato dalla nascita della AOC Palette, un Monopole “di fatto” negato per motivi politici. Tali manovre non sono bastate a far scendere dal piedistallo la famiglia Rougier, neanche minimamente scalfita dagli eventi, tanto era saldo il loro intrinseco valore.
Ma veniamo al vino: vinificato in rosa e in piccola parte con salasso del rosso a metΓ macerazione. Fermentazione in cemento e poi grandi botti spesso esauste. Nessuna certificazione per scelta ma l’atteggiamento Γ¨ sostanzialmente “naturale” grazie ad un terroir unico che permette di non utilizzare lieviti esterni, di ridurre la solforosa al minimo, di disporre saggiamente di una biodiversitΓ incredibile. Tutti gli attrezzi ed i mezzi utilizzati sono realizzati in una officina interna.
45% Grenache, 30% MourvΓ©dre, 5% Cinsaut, 20% syrah, castet, manosquin, carignan, vari muscatel. Il colore Γ¨ un cerasuolo intenso, di una luminositΓ abbagliante. Al naso ha stoffa ed eleganza da vendere: rosa canina, ciliegia, piccoli frutti di bosco come il lampone e la mora, sfumature di spezie come il pepe rosa, il chiodo di garofano. Il vero stupore arriva al palato: ti avvolge con la sua materia, ti colpisce con la sua estrema mineralitΓ , sapiditΓ e con un tannino dalla trama e finezza degna di un grandissimo rosso. Finale infinito in cui tornano eleganti nouances floreali. Giovanissimo, un purosangue della categoria, con un probabile potenziale evolutivo di qualche decennio.
Non posso definirlo “il miglior rosΓ¨ del mondo” perchΓ¨ da assaggiare ne ho ancora troppi, ma posso tranquillamente definirlo il rosΓ¨ piΓΉ impressionante che io abbia mai bevuto.