Alessandro Tofanari: alla natura si comanda solo obbedendole (Francis Bacon)

Proseguiamo con il progetto #dicantinaincantina incentrato su San Gimignano.

Ci eravamo lasciati in quel di Montenidoli, vera e propria pietra miliare per la Vernaccia e in generale per San Gimignano stessa. Vi ricordo che le tappe delle mie visite sono scelte attraverso una sorta di telefono senza fili, dove è l’ultimo produttore visitato a decidere quello successivo. Sulla scelta di Montenidoli avevo grande curiosità, e di certo non è stata una scelta scontata.

La visita parte da un luogo atipico, siamo fuori dal comune di San Gimignano, e più precisamente a Poggibonsi. Vi chiederete come tutto ciò sia possibile ma per questo dovrete avere un pò di pazienza. L’azienda ha recentemente spostato la propria sede operativa, appunto fuori dal territorio sangimignanese, acquistando alcuni terreni fuori DOCG ma mantenendo in affitto quelli dislocati “sotto le torri”. Il “winemaker” è una figura di spicco della zona, da sempre riconosciuto per la sua grande sensibilità nei confronti della natura e per la sua grande capacità di portare in bottiglia rappresentazioni importanti e rispettose di quello che è il vitigno Vernaccia. Il fatto che sia stata proprio Montenidoli ad indicarlo è già abbastanza per farvi capire la caratura della persona e di conseguenza dei suoi vini.

Sono in compagnia di Alessandro Tofanari, fiorentino di nascita ma trapiantato a San Gimignano nei primi anni 2000. In realtà la terra su cui poggiare le proprie basi l’aveva trovata ben 10 anni prima ma la trattativa per l’acquisto è stata lunga e tortuosa. 

L’azienda si trovava in località La Castellaccia, zona sud della denominazione, Immersa tra boschi verdeggianti e raggiungibile attraverso una strada bianca di circa 3 km che parte dalla Strada Provinciale che inizia a salire verso San Gimignano. Da quella base Alessandro oltre a vigne di proprietà ne gestiva anche altre dislocate in più punti del comune. 

Lasciata la sua storica sede, Alessandro oggi opera nel comune di Poggibonsi, zona Montemorli, all’interno di un piccolo casolare ha collocato la sua zona di vinificazione, all’esterno, protetti dal bosco, alcuni contenitori di più misure e materiali, per l’affinamento dei suoi vini.

Le altre vigne utilizzate sono in zona Monti (1,7 ettari) e in zona Santa Croce (3,5 ettari di cui il 50% Vernaccia e la restante parte Trebbiano, Sangiovese e Canaiolo).

La mia visita parte dalla vigna in zona Montemorli (Poggibonsi) ed è fin dal principio che si capisce quale sia il suo principale interesse: la natura. Una vigna per anni lavorata in modo convenzionale, con abuso di prodotti chimici, che piano piano si sta risvegliando grazie alla filosofia di Alessandro. Sovescio, inerbimento, minime lavorazioni della terra e biodiversità intesa come necessaria per la sua mutualità nei confronti della vite. Il bosco su tutto: un essere autonomo in perfetto equilibrio che funge da compartecipatore di energie. Suoli sabbiosi dove crescono viti di Sangiovese, Canaiolo, Colorino, Trebbiano e Malvasia, dove l’idea è di utilizzare i germogli di vite selvatica reinnestandole a Vernaccia.

“Seguo il principio della omeodinamica” – rimango spiazzato e paleso la mia ignoranza in merito. La omeodinamica è qualcosa che va oltre la biodinamica ma parte proprio da quei fondamenti aggiungendo i principi dell’Omeopatia moderna. Molto si basa sul fattore “energia” che non solo coinvolge i metodi lavorativi ma mette al centro l’interazione tra uomo e natura visto come un mutuo scambio. In sostanza si cerca di apportare alle piante ed al terreno quanto necessario per farli esprimere al meglio, intervenendo soltanto in maniera marita su eventuali singole anomalie. Interventi fatti con preparati naturali recuperando antiche tradizioni contadine.

Tralasciando i discorsi di cui sopra un aneddoto mi ha colpito in modo particolare:

“Quando abitavo a Firenze sul balcone di casa avevo due vasi con le stesse piante. Uno lo innaffiavo svogliatamente, l’altro lo curavo con particolare attenzione ed amore. Il primo è seccato in tempi brevi, l’altro era forte e rigoglioso” – “Bisogna mettere amore in quello che si fa e provare un senso di rispetto per la natura per raccoglierne a pieno i suoi frutti. E’ una sorta di scambio, l’energia che impieghi è quella che poi ricevi”.

Alessandro definisce inoltre la sua filosofia “devozionale” un vero e proprio sentimento di ringraziamento verso il creato.

 I vini:

Gli assaggi partono direttamente dai contenitori all’esterno ed è bello perché si spazia da vini base ad assemblaggi, bianchi rossi, fino a Vernacce macerate a lungo sulle bucce. Quello che emerge in maniera limpida è sempre il rispetto e la riconoscibilità del vitigno, cambia lo stile e la lavorazione, ma sopratutto sulla Vernaccia rimane sempre identitario il vitigno.

“Ciprea” Vernaccia di San Gimignano DOCG 2021

La Ciprea è un mollusco dalla conchiglia porcellanata caratterizzata da un’apertura denticolata. Nel suolo di San Gimignano si trovano numerosi fossili di questo genere. Se dovessi spiegare la Vernaccia a chi non la conosce utilizzerei questa bottiglia perché dentro c’è tutto quello che serve per capire. Acciaio e bottiglia, quindi nessuna influenza derivante dal contenitore. Di colore giallo paglierino, brillante e piuttosto intenso nella tonalità. Al naso è molto elegante con lievi sentori di fiori gialli e frutti gialli, splendida la nota di grafite seguita dalla freschezza di erbe officinali. Il sorso è tagliente: sapida e fresca tanto da arrivare la salivazione e invogliarti al sorso successivo. Non disdegna neppure nella struttura che sorregge questa importante acidità. Finale lungo e pulito, molto rinfrescante e ancora su una scia sapida.

“Ciprea” Vernaccia di San Gimignano DOCG 2019

Andiamo indietro di qualche anno per vedere l’evoluzione di questa Vernaccia. Annata la 2019 splendida, a cui difficilmente si poteva chiedere di più. I due anni in più di bottiglia rispetto alla precedente evidenziano una lenta e progressiva evoluzione a dimostrazione del fatto che vini di questo tipo potrebbero durare tranquillamente un decennio ed oltre. Il colore è leggermente più intenso con riflessi lievemente dorati, il naso è più ampio e complesso senza perdere di eleganza. Affiorano sentori di frutta più matura e leggere note di frutta secca. Al palato vincono ancora le durezze ma la struttura è importante e riesce ad equilibrare il tutto. Un vino di una beva e di una piacevolezza disarmanti.

“Astrea” Vernaccia di San Gimignano DOCG 2021

Astrea è il nome di un mollusco con una conchiglia dal copercolo che rappresenta il famoso occhio di Santa Lucia, per molti usati come portafortuna. Questa Vernaccia deriva da una macerazione sulle bucce di quasi 2 giorni, un affinamento in acciaio di almeno 6 mesi e una lunga sosta in bottiglia. Il colore è un paglierino carico con riflessi dorati, al naso è intensa e complessa con sentori di frutta secca, fieno, erbe aromatiche. Il sorso sorprende per la grande sapidità unita a morbidezze inaspettate che ne determinano l’equilibrio. È un vino importante e complesso, da gustare con attenzione per poterlo apprezzare al meglio e dal notevole potenziale di invecchiamento.

“Murice” Toscana IGT Bianco 2013

Il Murice è un mollusco la cui conchiglia si allarga e culmina in prolungamenti spinosi.

Una figura che mi fa pensare proprio a questo vino, frutto dell’unione di uve a bacca bianca tipiche del territorio e che al palato ha divertenti sbalzi tra morbidezze e spigolosità anche dopo 10 anni dalla vendemmia. Macerazione prolungata per più di una settimana, affinamento in legno e poi molta bottiglia. Partiamo dal colore: oro antico, bellissimo. Al naso è profondo, elegante e di grande ricchezza, nonostante una leggerissima nota ossidativa. Troviamo frutta secca, anche candita e tostata, spezie dolci, miele di acacia. Il sorso sembra inizialmente cremoso e pieno, poi arriva una sferzata sapida che pulisce la bocca e che crea equilibrio. Il finale è lunghissimo come la sua scia sapida.

Metodo Ancestrale 2021

Chiudiamo la degustazione con un divertente ma non banale rifermentato in bottiglia da uva Vernaccia. Vino che sancisce la duttilità del vitigno che si presta molto bene anche alla spumatizzazione. Nel calice troviamo un vino dal colore giallo intenso e ovviamente non limpido. Il sorso è sorprendente perché ti riempie la bocca, a tratti la accarezza e a tratti la punge con la sua acidità. È un vino decisamente dalle molteplici sfaccettature che puoi goderti come aperitivo ma anche in abbinamento a molteplici pietanze sia di carne bianca che di pesce dalle lavorazioni non troppo complesse. Quello che resta sul finale è una grande freschezza di bocca con ritorni di agrumi e frutta fresca. Non sono un grande amante della tipologia, ma questo devo riconoscere che è davvero gustoso!

Conclusioni

Per ovvie ragioni con lo spostamento della cantina al di fuori della denominazione ci saranno cambiamenti “burocratici”, le Vernaccia DOCG si trasformeranno in IGT o altra dicitura, forse cambieranno le etichette, ma una cosa è certa che non cambierà: il manico, come si dice dalle mie parti. Il manico, o la mano se preferite, di Alessandro è più di una semplice firma o di un timbro, è qualcosa di innato poi perfezionato con l’esperienza, è qualcosa che non si impara, al massimo si capisce come utilizzarlo. La cosa che sorprende è che ad andare oltre questa sua dote è la sua filosofia “artigianale” e profondamente rispettosa della natura, da cui ne deriva un prodotto puro e riconoscibile.

Grazie Alessandro, questa non è stata soltanto un’esperienza di visita e assaggio, ti assicuro che è stata molto di più.

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