Franz Haas – Wine Tasting

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Giovedì 24 Maggio 2018 – Villa Montelonti – Poggibonsi (SI)

Siamo alla terza degustazione dell’anno e questa volta abbiamo avuto l’onore di ospitare direttamente da Montagna (BZ) l’azienda Franz Haas.

Partiamo ringraziando Stefano Niccolini di Selezione Fattorie, azienda che commercia vini con sede in Montespertoli (FI): senza di lui questa serata non sarebbe stata possibile.

Qualche nota storica: l’azienda nasce nel 1880 e viene tramandata di generazione in generazione al primogenito della famiglia, sempre chiamato Franz. L’attuale Franz Haas appartiene alla settima generazione. L’azienda opera su una superficie vitata di 55ha totali suddivisi tra proprietà, affitti e conferenti. I vigneti si trovano nei comuni di Egna, Montagna e Aldino con altitudini che variano tra i 240 ed i 1.150 metri, tra i più alti del Sudtirol. Grandissima varietà climatica dove si riscontra principalmente un clima continentale temperato e soprattutto di suoli dove si passa dalla sabbia porfirica, all’argilla, al calcare dolomitico.

Vengono utilizzate soltanto sostanze organiche per favorire il processo di coltivazione e fertilizzazione. Spesso l’erba tra i filari viene lasciata alta per favorire l’impollinazione, la produzione dei fiori e la riproduzione degli insetti.

Altro dettaglio che contraddistingue l’azienda sono le etichette: realizzate da Riccardo Schweizer. Pittore, scultore, fotografo ed architetto che nel corso della sua carriera ha collaborato con alcuni tra i più importanti artisti mondiali tra cui Picasso, Chagall, Cocteau e Le Corbusier. Le etichette furono donate da Maria Luisa Manna a Franz come portafortuna per l’uscita dei suoi vini e la prima, quella del Pinot Nero “Schweizer”, fu apposta sulla bottiglia annata 1987, uscita in commercio nel 1990. Etichette uniche, bellissime e che soprattutto si distinguono in maniera clamorosa sugli scaffali di enoteche e ristoranti.

Passiamo al secondo ringraziamento davvero sentito: grazie a Maria Luisa Manna che ha condotto in maniera impeccabile la serata. Prima di conoscerla personalmente leggevo su di lei che tutti la definivano l’anima dell’azienda, instancabile promotrice sempre in viaggio per far conoscere i suoi vini. Questo lo abbiamo capito nello stesso momento in cui ci siamo stretti la mano. Il resto lo abbiamo capito scambiandoci le prime due parole: una persona disponibilissima, di grande umiltà, pronta alla battuta da buona napoletana di origine anche contro 2 “toscanacci” come me ed Alessandro. Uno di quei personaggi nel mondo del vino che ti restano da subito nel cuore e che non smetteresti mai di ascoltare.

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Passiamo ora ad analizzare i vini in degustazione:

– Sofi Schiava Vigneti delle Dolomiti IGT 2017

Prende il nome dalla richiesta della figlia di Franz e Luisa, appunto Sofia, che fin da bambina voleva fortemente avere un vino tutto suo, con un’etichetta che portasse il suo nome. Nasceimage7 così la linea “Sofi”, una linea che strizza l’occhio ai giovani sia per immediatezza che per prezzo. Allevamento a pergola su terreni ghiaiosi collocati a circa 400 metri di altitudine con esposizione a sud. Lo abbiamo servito come apertivo, fresco a circa 13/14° in abbinamento a dello speck. Rosso rubino chiaro, naso semplice ma d’impatto con prevalenza di ciliegia e piccoli frutti rossi. Fresco, beverino e con un tannino leggero ma appropriato. Spesso didatticamente quando non si sa cosa abbinare ad un piatto viene proposta una Schiava… è proprio vero! Vino eclettico che può andare sia come aperitivo che a tutto pasto!

– Lepus Pinot Bianco Alto Adige DOC 2017

Dal latino “lepus” all’italiano “lepre” questo vino prende il nome proprio dall’animale simbolo della famiglia. Allevamento a guyot ad altitudini che vanno dai 400 agli 800 metri su terreni molto vari che vanno dal sabbioso a quello dimage6a erosione porfirica con esposizioni sud e sud-est. Fermentazione in acciaio e parte in barrique, sui lieviti 5 mesi prima dell’imbottigliamento. Abbinato a crostino philadelphia e salmone norvegese affumicato. Giallo paglierino brillante, al naso stupisce per complessità: il floreale iniziale lascia spazio a sentori di frutta matura come la mela, si sente netto il lampone, qualche nota speziata di cannella, crosta di pane fresco. Al palato importante acidità e sapidità ben supportate da una certa rotondità e corpo. E’ un pinot bianco che stupisce per carattere e particolarità.

– Gewurztraminer Alto Adige DOC 2017

E’ mia abitudine testare un’azienda alto-atesina per il suo GWT dal quale si capiscono sempre molte cose. Premetto che non sono un amante del genere a causa di direzioniimage5 troppo fruttate e stucchevoli che ormai da diversi anni molte aziende stanno percorrendo e perseverando. Franz Haas si differenzia anche in questo! Allevamento a guyot su terreni profondi e ricchi di ciottoli posti ad altitudini che vanno tra i 350 ed i 650 metri con esposizione sud-ovest. Breve macerazione sulle bucce, fermentazione in acciaio, seguono 6 mesi sui lieviti con frequenti batonnage. Abbinato a crostini burro e caviale. Il colore è paglierino intenso con piccoli riflessi dorati. Il naso è complesso ed intenso, mai stucchevole: subito un floreale di rosa e narciso, segue una susina matura, buccia di arancia, mandorla e noce moscata. Al palato è di corpo, rotondo e fresco senza mai abbondare nelle morbidezze e restando sempre in sostanziale equilibrio. Finale molto lungo con chiusura leggermente amarognola. Tipico ed aromatico ma mai sopra le righe.

– Manna Bianco Vigneti delle Dolomiti DOC 2016

Il vino di Luisa, dal cui cognome prende proprio il nome. Nasce casualmente al termine di una cena stellata fatta con Franz: 6/7 bottiglie di vino (interamente bevute!) abbinate ad altrettante portate. Al termine una domanda: perchè non creare un solo vino capaceimage4 di essere abbinato a tutto il menù? La risposta è stata il “Manna”. Blend di Riesling, Chardonnay, Gewurztraminer, Sauvignon Blanc e Kerner. Vigneti ad altitudini tra i 350 e gli 800 metri di natura molto diversa tra loro. Uve raccolte e lavorate separatamente. Chardonnay e Sauvignon Blanc fermentano in barrique, le altre varietà in acciaio. Ultimate le fermentazioni vengono assemblati poi 10 mesi sui lieviti ed infine qualche mese di bottiglia. Abbinato a burro e alici. Giallo paglierino intenso, al naso è complesso ed elegante: un bouquet aromatico davvero strutturato, ben amalgamato e ben riconoscibile. La nota che prevale è il sambuco, emerge un bel sentore floreale di rosa ma anche di fiori di campo. Bella la nota minerale, di pietra focaia, di grafite. Pompelmo rosa, agrumi e frutta esotica. La complessità si ritrova anche al palato grazie ad una struttura importante, piena che equilibra una grande freschezza e sapidità.  Per me uno dei grandi bianchi italiani, con ampio potenziale di invecchiamento dimostrato anche dalla recente verticale delle 20 annate prodotte. Vino che cambia nel tempo e che non sarà mai uguale, sempre in evoluzione pur mantenendo la versatilità che lo contraddistingue. Da sottolineare anche l’ottimo rapporto qualità prezzo.

– Pinot Nero Alto Adige DOC 2016

Vigne tra 350 e 900 metri di altitudine su terreni molto eterogenei. Impianti ad alta intensità, cloni selezionati e bassa resa garantiscono un’elevata qualità delle uve ed unaimage3 continuità nello sviluppo. Vinificazione in vasche aperte, contatto con le bucce tramite numerosi rimontaggi e follature, segue un anno di barrique e qualche mese di bottiglia. Da sempre il pallino di Franz, considerato da lui stesso “il bianco tra i rossi” è sicuramente il vitigno che rappresenta l’azienda ed è stato, lo è e lo sarà oggetto di innumerevoli esperimenti e tentativi volti al raggiungimento della perfezione assoluta che anche se trovata, per Franz non sarà mai abbastanza. Abbinato a pecorino di media stagionatura. Rosso rubino chiaro e luminoso. Naso fine nei profumi: prugna in confettura, piccolo frutti di bosco dove emerge il lampone, seguono spezie come il pepe, i chiodi di garofano, una leggera cannella. L’ingresso in bocca è magnifico: rotondo, fresco, con un tannino elegante. Perfettamente equilibrato. Il finale è persistente e fine nella reto-olfattiva dove permane per lungo tempo il sentore di marasca.

– Pinot Nero “Schweizer” Alto Adige DOC 2015

Partiamo dal gossip! Vino predestinato ad essere un grandissimo. Prima etichetta a firma Riccardo Schweizer, anno 1987 uscita in commercio 1990. L’etichetta è bellissima nellaimage2 sua semplicità e moderna a tal punto da continuare a sembrarlo ancora oggi a 30 anni di distanza. Il nome “Schweizer” non viene scelto ma viene da sè: la firma dell’artista nell’angolo a destra dell’etichetta diventa ben presto associata al nome del vino. Diventa così per volontà popolare il “Pinot Nero Schweizer”! Cresce soltanto in aree selezionate nel tempo e che hanno dimostrato di essere particolarmente vocate. Altitudini diverse tra i 350 ed i 700 metri su terreni molto diversi tra loro. Densità di 8.000/12.500 piante per ettaro. Estrema selezione di cloni a bassissima resa. Vinificazione in vasche parte dove il contatto con le bucce avviene grazie a numerosi rimontaggi e follature. A fine fermentazione il vino passa dall’acciaio alla barrique dove avviene la fermentazione malolattica e la maturazione per 12 mesi, segue circa 1 anno in bottiglia. Abbinato ad un pecorino sardo molto stagionato. Il colore che varia a seconda dell’annata si presenta di un rubino piuttosto intenso. Al naso è elegante, intenso e complesso: ad ogni olfazione emerge un sentore diverso partendo dalla nota floreale di rosa canina si passa per un bel sottobosco, piccoli frutti neri di bosco come la mora, prugna e ciliegia in confettura, si passa poi alle spezie dove emerge da subito un pepe nero non invadente, stecco di liquirizia, il cuoio ed il terriccio. Il palato è incredibilmente armonico: rotondo, di corpo, fresco e con un tannino vellutato che nel corso degli anni acquisirà ulteriore eleganza. Finale lungo ed elegante con una chiusura su note di cacao amaro.

– Moscato Rosa Alto Adige DOC 2016

Finale a sorpresa che qualcuno aspettava e sperava più di una finale di Champions League. Cresce in una zona molto ventilata che riesce ad evitare lo sviluppo di muffe.image1 Altitudini intorno ai 300 metri su terreni misti di sabbia, argilla e porfido. Vinificato in rosso con una breve macerazione al fine di evitare tannini troppo astringenti. Soltanto acciaio fino all’imbottigliamento. Il colore è uno spettacolare rosso rubino, brillante ma con piccole sfumature porpora. La finezza al naso è incredibile: petali di rosa, scorza di limone e buccia di arancia, lampone e ciliegia caramellata, chiodi di garofano. Quello che stupisce ancora di più è l’effetto al palato: un’equilibrista che cammina sul filo tra componenti morbide e componenti dure, tra dolcezza e tannino, tra rotondità e freschezza, senza mai ondeggiare dall’una o dall’altra parte. L’effetto finale è una vera e propria bomba, un’esplosione di sensazioni che vorresti non finissero mai! Abbinato a Strudel di mele, tra l’altro davvero ottimo! Vista la persistenza lo azzarderei anche su dolci a base di cioccolato.

Conclusioni:

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La serata volge al termine, ancora con il dolce sapore del Moscato Rosa che permane. Onorati di aver ospitato Luisa Manna ed i suoi vini: una bella carrellata che ci ha permesso di scoprire tante peculiarità di una cultura enologica che rientra tra le più antiche in Europa e che risulta essere tra quelle in maggiore espansione. Vini magnifici di un’azienda incredibile dove sulla qualità non si fanno compromessi e dove la passione spinge a porsi sempre nuovi obiettivi che anche se raggiunti serviranno solo come base per altri obiettivi futuri.

Grazie a tutti quelli che hanno partecipato!

Grazie Luisa, un grandissimo piacere averti conosciuta.

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