Alois: vini che raccontano un territorio

Quella che sto per raccontarvi è stata per me una sfida molto difficile. Territorio, persone e vitigni a me praticamente sconosciuti, se non per qualche cenno letto su testi specializzati. Un approccio totalmente diverso da quello che sono solito utilizzare ed a cui mi sono dovuto abituare, mio malgrado, dalla comparsa del Covid-19.

Ci troviamo nell’Alto Casertano, terra che comprende le tre Comunità Montane della provincia di Caserta e che fa da scudo al confine nord della Regione Campania. Il fiume Volturno solca un paesaggio collinare e montano dal terreno prevalentemente vulcanico a tratti intervallato da tufo, calcare ed argilla. E’ qui che la famiglia Alois da secoli impegnata nella produzione tessile da arredamento decide di trasformare quella che una volta era tappa della Via della Seta in una Strada del Vino. Così nel 1992 Michele Alois, che fino a quel momento divideva la sua giornata tra setificio e vigna, decise di dedicarsi integralmente alla campagna piantando nove diverse varietà autoctone in un vigneto sperimentale. 10 anni dopo il Pallagrello Bianco, il Pallagrello Nero ed il Casavecchia verranno iscritti nel Registro Nazionale delle Varietà di Vite.

Fatta questa breve ma dovuta premessa, ecco i tre vini degustati, con la speranza di averne compreso almeno una piccola parte della loro anima.

Alois – “Cunto” Pallagrello Nero – Terre del Volturno IGP – 2017

📍 Pontaleone (CE)

🍇 100% Pallagrello Nero

📌 Caslicchio, 1,46 ha

⛰ 280 mt s.l.m.

🗿 Calcareo

🍁 Guyot

🦠 5.200 ceppi per ettaro

⏳ 8 mesi in barrique di rovere, 6 mesi in bottiglia

🌡 13% Vol.

Se la principessa Zoza avesse bevuto un solo sorso di questo vino, non sarebbe incappata nella maledizione della vecchietta che cadendo le fece tornare il sorriso. “Cunto” prende infatti il nome dal “Lo Cunto de li Cunti”, la raccolta di favole in lingua napoletana scritte da Giambattista Basile nel XVII Secolo. Non so quale sia il significato al quale si è voluto agganciare Alois ma a me questo vino ha parlato di radici, di tradizione popolare e sinceramente mi ha messo allegria. Colore rosso rubino intenso e brillante, il naso viene pervaso di piccoli frutti di bosco, di ciliegia matura, di profumi di un bosco appena colpito dalla pioggia. Morbido e rotondo, sensazioni ben contrastate da una freschezza importante e da un tannino scalpitante ma dalla trama molto fitta. Leggermente sapido e minerale offre un finale lungo e su note di frutta rossa e mandorla. Vino molto interessante che potrebbe evolversi per un buon quinquennio, smussando ancora alcuni spigoli.

Alois – “Trebulanum” Casavecchia di Pontaleone DOC – Riserva 2014

📍 Pontaleone (CE)

🍇 100% Casavecchia

📌 Cesone, 0,5 ha, 130mt. argilla

📌 Audelino, 2,5 ha, 148mt, terreni vulcanici e tufacei

🍁 Guyot

🦠 5.200 ceppi per ettaro

⏳ 10gg macerazione sulle bucce in legno italiano da 80hl, malolattica in tini di legno italiano da 25hl, 24 mesi in tini da 25hl, 24 mesi in bottiglia

🌡 13,5% Vol.

Plinio il Vecchio definiva “Vinum Trebulanum” un vino di paese, di un territorio. E’ questo quello che mi ha trasmesso questo Casavecchia in purezza, vitigno riportato in auge da Alois e che è riuscito anche ad ottenere la denominazione controllata. Colore rubino intenso, impenetrabile. Un vino austero che si apre nel calice solo con il passare del tempo: da prima frutta rossa matura e in confettura, piccoli frutti di bosco a cui seguono effluvi speziati di pepe e liquirizia. Bella nota di goudron assaciata a sentori di lieve affumicatura e di sottobosco. Sono tutti sentori inizialmente cupi che si aprono con il passare dei minuti. Anche il sorso è inizialmente difficile: tannino importate e dalla fitta trama, fresco e leggermente sapido, durezze che vegnono addolcite da una struttura importante unita ad una relativa morbidezza. Finale molto persistente su note fruttate e speziate. Come anticipato non conoscevo questo vitigno e neanche il territorio di provenienza, posso però dire, senza presunzione di sorta, che grazie al Trebulanum, adesso, qualcosa mi sembra di conoscere.

Alois – “Caiatì” Pallagrello Bianco – Terre del Volturno IGT – 2018

📍 Pontaleone (CE)

🍇 100% Pallagrello Bianco

📌 Casalicchio, 2,23 ha

⛰ 280 mt s.l.m.

🗿 Calcareo

🍁 Guyot

🦠 5.200 ceppi per ettaro

⏳ Fermentazione metà in acciaio per 30 gg, metà in legno sulle fecce fini per 90 gg. Affinamento 50% in acciaio e 50% in legno fino al Giugno successivo alla vendemmia. 3 mesi in bottiglia

🌡 14% Vol.

Per ultimo vi presento questo bianco che mi ha veramente colpito. Come nei casi precedenti, non conoscendo i vitigni, non sapevo proprio cosa aspettarmi. Partiamo da un’analisi tecnica: giallo paglierino carico con riflessi tendenti al dorato, molto luminoso. Al naso offre un bouquet ampio, complesso e di notevole finezza. Da prima floreale (gelsomino, ginestra e fiori di campo), si apre su note fruttate piuttosto soffuse di agrumi e mela cotogna. Ben più delineate e presenti sono le note di frutta secca, mandorla su tutte e quelle di sottobosco autunnale e erbe officinali. Il sorso è pieno, rotondo e caldo ma nonostante l’apparente prevalenza delle morbidezze viene poi equilibrato da una ricca spalla acida dove emerge una leggera sapidità ed una marcata mineralità. Finale persistente con chiusura agrumata e ammandorlata. Analisi soggettiva: un vino unico che somma innumerevoli componenti gustative e olfattive davvero peculiari se viste nel loro complesso. Se l’olfazione parlava di “leggerezza”, il colore carico e l’attacco di bocca potevano far pensare ad un vino “pesante” (passatemi il termine). Invece questo susseguirsi di piacevoli contrasti porta ad un risultato complessivo di rara armonia ed equilibrio. Gran vino, per me dotato anche di notevole potenziale di invecchiamento.

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