Vinitaly 2023: analisi e riflessioni

L’edizione 2023 rappresenta il ritorno alla normalità dopo le passate edizioni segnate dal Covid-19. Gli incrementi in termini numerici, specialmente quelli relativi alle presenze di buyer esteri, mostrano dati che si discostano enormemente da una normale statistica che si sarebbe prodotta se il Mondo non fosse stato colpito dalla pandemia ma fanno comunque riflettere sul lavoro fatto e sugli obiettivi raggiunti. 93 mila presenze totali di cui un terzo è rappresentato dagli ingressi di buyer esteri provenienti da 143 paesi. Le provenienze da alcuni di questi paesi segnano incrementi addirittura in tripla cifra derivanti però dal semplice fatto che un anno fa era praticamente impossibile muoversi verso l’Italia. Gli esempi più lampanti sono il Giappone con un +143% e l’Australia con un +130%. Gli Stati Uniti rimangono per distacco la nazione che fa segnare più presenze, seguiti da Germania, Regno Unito e Canada.

Dati alla mano direi che il successo di questa edizione non si debba ritrovare sotto l’aspetto quantitativo ma su quello qualitativo.

In fondo le presenze 2022 furono 88 mila (5 mila in meno rispetto al 2023) ed i buyer stranieri rappresentarono il 28% sul totale degli ingressi, dato sostanzialmente invariato.

La strada che Vinitaly sta percorrendo ormai da alcuni anni è chiara e lo si nota anche semplicemente passeggiando per i padiglioni. Si capisce guardandosi intorno, si capisce affacciandosi negli stand, si vede attraverso le presenze alle numerose iniziative praticamente tutte sold out.

Gli aumenti dei prezzi dei biglietti, le restrizioni volte a favorire gli operatori del settore, le Masterclass, le aziende che sempre di più prediligono ricevere su appuntamento per dedicare la giusta attenzione al vero scopo della fiera e cioè al business.

Un anno fa mi interrogavo sulla figura del Wine Lover all’interno della fiera definendola come una comparsa in mezzo ad attori protagonisti. Quella che da anni era una sensazione si sta rivelando certezza ma con una consapevolezza in più. Molto viene fatto anche per il semplice appassionato ma tutto è studiato per intrattenerlo in attività interne e sopratutto esterne (vedi Vinitaly in The City) in modo da lasciare spazio ai buyer e sopratutto possibilità alle aziende di intrattenere rapporti commerciali.

Anni di passaggio e di cambiamenti che vivo in maniera contrastante sentendomi io stesso un “ibrido del settore” nato come Wine Lover (status di cui continuo a fregiarmi) ma diventato nel tempo Blogger e successivamente operatore del settore.

Motivi per cui anche quest’anno i miei giorni passati a Vinitaly sono stati totalmente atipici. Zero appuntamenti commerciali, zero obblighi di passare a salutare amici produttori, zero Masterclass o eventi, 100% di scoperte casuali che magari potranno servire anche al mio business ma che sicuramente mi hanno arricchito dal punto di vista della conoscenza.

Quindi concludendo: non ci sono più le mezze stagioni, e non ci sono più le mezze figure del settore.

Oggi in Italia dobbiamo prendere atto che ci sono due macro categorie: il B2B e il B2C. Per la prima c’è Vinitaly, per la seconda c’è FIVI.

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