“Ci volete avvelenare?” Era un’estate di qualche anno fa e seduto ad un tavolo sul porticciolo di una famosa località marittima toscana sento gridare questa frase. 4 fighetti di 20 anni, attratti dallo Champagne più caro della carta, senza avere una minima idea di cosa fosse. Li guardo allucinato… il maitre prova a spiegare che quello non era uno Champagne qualunque ma loro si ostinano chiedendo di cambiare la bottiglia. Arriva un Dom Perignon Luminous e tutti contenti… incrocio lo sguardo con il maitre, scuoto la testa… lui fa altrettanto. La serata volge al termine, si avvicina al mi tavolo il proprietario e il maitre… con in mano l’Initial: “Questo veleno ce lo beviamo insieme!”. Degno finale di una storia triste (per loro!).
“Bere responsabilmente” e non parlo di limitare gli eccessi, ma di un bere coscienzioso. Tra i primi a seguire la biodinamica in Champagne, rese basse, fermentazioni in barrique con lieviti indigeni, equilibrismo sulla volatile, niente filtrazioni, no malolattica, metodo solera.
Ricordo con simpatia quella scenetta ma oggi parliamo di Initial, sboccatura Ottobre 2008, per me la più vecchia assaggiata. Una bevuta memorabile, mi si illuminano gli occhi al solo versalo nel calice. Al naso agrumi canditi, sensazioni di sidro di mele e poi frutta secca tostata. In bocca è sapido, minerale, di grande freschezza ma nonostante tutte queste durezze ti accarezza il palato con la sua cremosità. La bocca rimane ingessata nel senso buono della parola, il finale è infinito, non va più via e non vorresti che ti abbandonasse mai.
