📍 Rosazzo
🍇 100% Pignolo
🌡 12,5% Vol.
Prendetevi 5 minuti e mettetevi comodi, quella che sto per raccontarvi è la storia affascinante che si cela dietro questa bottiglia inviatami da Alessandro Cossa in uno dei nostri scambi stile WineErasmus.
Vi preannuncio che non è stato facile reperire informazioni e per questo mi sono avvalso di Alessandro in primis e poi di amici enologi friulani fino ad arrivare direttamente alla fonte, quella di Walter Filiputti, di cui la bottiglia porta il nome.
Filiputti è un personaggio di spicco nel mondo del vino, oggi docente universitario e amministratore di una società che segue lo sviluppo di diverse cantine. Laureato nel 1973 in Economia e Commercio all’Università di Trieste con una tesi su una professione all’epoca semi sconosciuta, quella del sommelier, è stato vignaiolo per decenni, enomanager e winemaker. Ma torniamo alla nostra bottiglia di Pignolo 1995. Novembre 1978: Manlio Collavini convince il giovane Filiputti a prendersi cura delle vigne dell’Abbazia di Rosazzo che aveva in affitto dalla Curia arcivescovile di Udine: vigne dalla storia secolare, praticamente abbandonate. “No l’è plui” questa fu la risposta di Monsignor Nadoletti dopo aver mostrato i filari di Ribolla, Tocai e Picolit alla domanda “Dov’è il Pignolo?”. “Sono rimaste due viti soltanto che sono qui davanti a te, a fare ombra alla statua. Se non vuoi perderlo, usa questi tralci ed innesta gli occhi sulla vigna di Tocai che stà lì sotto”. E’ da quelle due viti che il Pignolo riprende vita: moltiplicate anno dopo anno fino a raggiungere il numero di 2.200 barbatelle piantate nel 1981 proprio davanti all’Abbazia nel posto con la migliore esposizione. Prima vedemmia 1984, lunghe macerazioni, affinamento in barrique e sosta in bottiglia: Filiputti lo immaginava come un grande vino da invecchiamento e la bottiglia che mi è capitata tra le mani ne è l’assoulta conferma. A 25 anni dalla vendemmia troviamo un Pignolo ammorbidito sia nei profumi che nel gusto. Ci sono volute 2 decadi a smorzare l’esuberanza di questo vitigno ed è incredibile come ancora mantenga una splendida freschezza. Il colore è un bellissimo rubino intenso e che sfuma leggermente sul granato. Naso di frutta matura, di spezie e di erbe, palato perfettamente coerente, ampio e fresco. Perde un pò sul finale un pò corto, ma gliela vogliamo concedere una piccola sbavatura? L’amico con cui lo beviamo, alla cieca mi dice: “Non è un vino da strapparsi i capelli, ma se avesse più di 15 anni beh…”. Di anni ne ha 25 e soprattutto racconta una storia bellissima, quella di come, da 2 viti, Filiputti abbia salvato il Pignolo dall’oblio. Pura poesia.