Il 7 Maggio 2022 si è svolta a Siena al Ristorante il Mugolone una splendida degustazione verticale di 9 annate di Le Pergole Torte organizzata sapientemente da Davide Bonucci di Enoclub Siena.
Per la mia sviscerata passione per questa azienda e sopratutto per Le Pergole Torte era un evento imperdibile ed infatti non sono certo mancato. 1988 – 2014 un quarto di secolo di storia di questo vino in 9 calici. Da Giulio Gambelli, Bruno Bino e Sergio Manetti fino ad arrivare alla nuova generazione capeggiata da Martino Manetti e Paolo Salvi. 26 anni di storia che hanno raccontato il percorso di un vino diventato con il passare degli anni monumento enologico. Andiamo ad analizzare i vini degustati:
Le Pergole Torte 2014


Che l’annata sia stata complessa è risaputo e non vi nego che a suo tempo dubitavo della sua uscita in commercio. Dubbi che mi sono tolto dal primo assaggio 5 anni fa e che oggi vengono completamente cancellati. Versione “sui generis”, come deve essere, perché l’annata la devi ritrovare nel calice altrimenti sarebbe soltanto un copia e incolla. Bel naso floreale di violetta e garofano con leggere note speziate e di sottobosco. Il frutto, rosso, è maturo, dolce. Al palato regna l’equilibrio tra acidità e morbidezza, tannino dalla trama non fittissima ma di ottima fattura. Punto di forza è la beva: straordinaria nella sua posatezza. Forse non sarà un Pergole di estrema longevità, ma oggi è una goduria.
Le Pergole Torte 2012 (magnum)


Annata calda che genera una perfetta contrapposizione con la 2014 di cui vi ho parlato nel precedente post. Colore rubino con leggera unghia granata. Al naso è potente e complesso con sentori prevalenti di frutta rossa matura, prugna in confettura, amarena sotto spirito. La nota floreale di viola è leggermente accennata mentre è ben più presente la nota boisè e di sottobosco. Al palato è pieno e caldo, sensazioni morbide che prevalgono sulle durezze dove si fa notare una bella sapidità. Vino dalla struttura importante, versione che gioca più sulla potenza che sulla finezza.
Fin qui con 2014 e 2012 due versioni piuttosto estreme e leggermente fuori dai canoni, il bello di vivere due annate così distanti in due calici.
Le Pergole Torte 2011 (magnum)


Nella retro-etichetta l’omaggio a Giulio Gambelli: “La 2011 è stata l’ultima annata del nostro maestro Giulio Gambelli. A lui dobbiamo tutti i vini prodotti a Montevertine e quelli che saranno in futuro”.
Sulla scia della 2012 altra versione da annata calda. Il colore è rubino con unghia granata. Il naso mostra una interessante evoluzione e complessità: regna la frutta rossa matura, talvolta in confettura. Si percepiscono piccoli frutti di bosco, mora e ribes, la prugna. Interessanti le spezie con pepe e chiodo di garofano alternati da una nota boisè. Il sorso è avvolgente e caldo ben equilibrato da una netta nota sapida e da un tannino molto marcato e dalla bella trama. Sul finale molto persistente esce una splendida nota balsamica rinfrescante. Ho preferito questa alla 2012 per la maggiore eleganza unita ad una struttura comunque importante.
Le Pergole Torte 2010


Arriviamo al fuoriclasse di questa decade. Prima di partecipare a questa verticale avevo le idee piuttosto chiare perché nel corso degli anni erano tutte annate che avevo bevuto tranne la 1988. Ero convinto che questa 2010 sarebbe stata tra le mie preferite ed è stata una grande conferma.
Il colore è un bellissimo rubino molto brillante. Al naso è pazzesco per complessità ed eleganza dei sentori: floreale di mammola, frutto rosso maturo, fritti di bosco in confettura, note terziarie di caffè e cuoio intermezzate da erbe officinali. Sorso verticale grazie alla spinta acida data da una sapidità importante e da un tannino dalla trama fitta e setosa. La struttura è notevole e sostiene le durezze appena descritte. Un finale lunghissimo dove tornano i sentori di frutti di bosco assieme ad una nota balsamiche che pulisce e rinfresca. Bottiglia superlativa!
Le Pergole Torte 2009 (magnum)


Inizio col dire che è stata una splendida sorpresa. Rubino intenso e brillante regala al naso un bouquet tra i più precisi e netti di tutta la verticale: viola, ribes e lampone, spezie prima pungenti e poi leggermente dolci, erbe officinali. Anche al palato sorprende per maturità e concentrazione: l’ingresso è ampio e avvolgente, i tannini sono veramente fitti e piacevoli. Beva incredibile che chiude con lunghezza, complessità e pulizia. Vino in forma smagliante.
Le Pergole Torte 2008


4 anni fa partecipai ad una orizzontale dei grandi Sangiovese toscani annata 2008. Annata considerata minore che riservo grandissime sorprese, Pergole incluso. Oggi non posso che confermare quelle sensazioni ed esaltare ulteriormente questa 2008. Bouquet di notevole complessità, profondità ed eleganza dove oltre ai frutto ed alle bacche rosse si alternano innumerevoli spezie, erbe officinali e note floreali. Tale complessità ricade anche sul palato, avvolgente ma dinamico grazie ad un tannino dalla bella trama e morbidezza, il più concentrato della verticale. Finale molto lungo dove emergono di nuovi sentori di frutta matura molto intensi aiutati da una rinfrescante balsamicità.
Le Pergole Torte 2004


Vino che finisce di diritto nel mio podio personale della verticale. “Wow” è la prima parola che mi viene in mente quando avvicino il naso al calice, diverso da tutti gli altri, unico. Il primo sentore che emerge è l’incenso, una nota netta e marcata che accompagna nuances di macchia mediterranea, di erbe officinali e di polvere di caffè. Bouquet etereo, rarefatto e di eleganza infinita. Il sorso è un rincorrersi di sensazioni prevalentemente dure: sapido, minerale, dal tannino graffiante, quando si dice una bevuta verticale. Finale lungo e che gioca ancora sulla forte acidità lasciandoti una bocca pulita e fresca grazie ancora alle note balsamiche. Oggi in forma smagliante, per me la bevuta più sorprendente in considerazione di un’annata considerata piuttosto debole.
Le Pergole Torte 1999 (magnum)


Ecco il protagonista assoluto della verticale. Le aspettative erano tante perché l’annata ‘99 è considerata una delle migliori della storia di Montevertine. Quello che ci si poteva aspettare emerge da subito e con prepotenza al naso: un bouquet di rara profondità, complessità ed eleganza, quasi didattico nella progressione. Viola, frutta rossa matita, ribes, mora, amarena, seguono note balsamiche, di erbe officinali e macchia mediterranea, continua sulle spezie con pepe, chiodo di garofano, cuoio, tamarindo, sottobosco. Potrei continuare ad elencare sentori quasi all’infinito. Il sorso è emozionante perché l’acidità è importante, il tannino ha una bellissima trama fitta e setosa, c’è una netta nota sapida e dall’altro lato mostra i muscoli per la struttura e per il calore. Un vino austero che oggi è probabilmente da pochi anni ha iniziato a svelare le sue potenzialità. Un vino di una persistenza enorme e che potrebbe durare in eterno.
Le Pergole Torte 1988 (magnum)


Purtroppo la bottiglia presente presentava numerosi problemi. Alla vista torbido e dal colore estremamente mattonato. Naso cupo con sentori ossidativi. Ho provato a lasciarlo nel calice per tutta la durata del pranzo ma il vino non ha avuto benefici. Si salvano alcune note terrose e di sottobosco, ferroso ed ematico. La beva purtroppo è inutile giudicarla. Avevo un gran ricordo della 1988, nel Sodaccio di Montevertine, peccato.
Pensieri sparsi:
La scelta di annate molto variegate ha permesso di fare molte riflessioni. C’erano vendemmie storiche e di grandezza ormai conclamata ma anche annate difficili, considerate deboli e che invece hanno regalato sorprese ed emozioni. Di valore incommensurabile la 1999, di straordinaria grandezza la 2010 e sorprendente per unicità la 2004: questo il mio podio personale. Vini che sfidano il tempo e che nelle annate più vecchie mostrano quanta strada ci sia davanti a loro. Nonostante lo scorrere del tempo ed il susseguirsi di persone, lo stile, l’ideologia, la passione è sempre quella di quando Sergio Manetti acquistò quel podere a Radda iniziando a fare vino quasi per gioco. E di questo bisogna rendere merito a Martino Manetti che poteva stravolgere, cambiare, inventarsi qualcosa di nuovo ed invece continua a seguire gli insegnamenti del passato ricordandolo sempre nelle sue retro-etichette. Questa è la vera forza di Montevertine: la tradizione, il legame con il territorio raddese, l’amore per il Sangiovese che qui trova una delle più alte, per me la più alta, espressione del vitigno.

Ringrazio dunque gli organizzatori, il Ristorante il Mugolone con tutto il suo staff che ci ha egregiamente abbinato piatti dai sapori intensi riuscendo a sposarli perfettamente con i vini in degustazione.
Non succede tutti i giorni di vedere 9 annate di Pergole in verticale e se succede, non si può certo mancare.