Il borgo di Ama si trova nel comune di Gaiole in Chianti, nella provincia di Siena, immerso in uno dei più bei paesaggi del Chianti Classico. L’origine risale agli etruschi e ci sono testimonianze che fosse una vera e propria fortificazione di controllo del confine tra Siena e Firenze, andata distrutta proprio durante una delle innumerevoli guerre tra le due fazioni. La ricostruzione avviene tra il XVII ed il XVIII secolo, sotto il controllo della famiglia dei Medici, perdendo definitivamente la funzione militare. Le prime testimonianze di viticoltura risalgono alla visita del Granduca Pietro Leopoldo che nel 1773 lo descrive come “la parte più fertile e rinomata del Chianti”.
Nel 1979 tutto il complesso venne acquistato da 4 famiglie (Sebasti, Tradico, Carini e Cavanna) con l’obiettivo di riportare il borgo ai fasti di un tempo. La vera svolta avviene però nel 1982 quando fece il suo ingresso l’enologo fiorentino Marco Pallanti che sotto l’insegna Castello di Ama ha portato l’azienda alla ribalta nazionale e mondiale.
La mia visita al Castello di Ama parte con il pranzo al Ristoro di Ama, locale posto al di sopra dell’Enoteca, nella Villa Pianigiani, che si sviluppa in bellissime sale storiche e che finisce con l’affacciarsi direttamente sulle campagne chiantigiane in una meravigliosa terrazzina. Menù di impronta molto tradizionale ma che strizza l’occhio ad una cucina molto raffinata e ben presentata. Carta dei vini che comprende tutta la selezione dell’azienda, anche con una certa profondità di annate e con un’ottima scelta di vini al calice, compresa la possibilità di assaggio dei grandi cru aziendali. Giusto due parole sui buonissimi pici al ragù, fatti come dio comanda, e sui buonissimi tortelli all’anatra.
Vini in abbinamento:
“Purple Rose” Toscana IGT 2017
96% Sangiovese e 4% Merlot, contatto di circa 12 ore con le bucce e successivo salasso. Fermentazione del mosto estratto in barrique di secondo passaggio.
Colore porpora chiaro, brillante. Un naso prevalentemente fruttato su note di fragolina di bosco e ciliegia. Un vino semplice ma con un bel carattere donato dalla prevalenza di Sangiovese ed una certa finezza data dal Merlot. Freschissimo al palato, ottimo sia come aperitivo che da abbinare a pietanze poco complesse, meglio se a base di verdure, pesce o carni bianche.
“Il Chiuso” Toscana IGT 2016
100% Pinot Nero, impiantato nel 1984 da cloni provenienti dalla Borgogna su terreni calcarei di galestro ed alberese. Malolattica in acciaio, 12 mesi di barrique di rovere.
Accomuna le peculiarità del territorio chiantigiano a quelle tipiche del vitigno dando vita ad vino complesso e dalla molte sfaccettature. Per prima cosa il colore: rubino intenso e non scarico come ci si aspetterebbe. Il naso invece è molto tipico: fine nei profumi con un bouquet profondo che parte da un elegante floreale di rosa e viola per passare ad una finissima frutta fresca (ciliegia, fragola, prugna) ed infine lasciare spazio a sentori speziati in fase di evoluzione (vaniglia, cannella e leggero chiodo di garofano). Sicuramente già pronto per la beva ma con margini di miglioramento nei prossimi 5 anni.
Terminato il pranzo si scende all’Enoteca per l’inizio della visita guidata con degustazione finale. Castello di Ama è “arte” a 360 gradi: arte nel fare vino, ma anche arte dove si fa il vino. Sia negli spazi interni che esterni della proprietà sono presenti numerose installazioni che vengono presentate nel corso della visita dalla durata di circa 1 ore e 30 minuti. Il tutto rientra in un progetto di Lorenza e Marco Pallanti denominato appunto “Castello di Ama per l’arte contemporanea” che dal 1999 tramite collaborazioni con importanti artisti nazionali ed internazionali ha permesso di inserire all’interno del borgo meravigliose opere d’arte in piena sintonia con quello che è lo stile e la filosofia aziendale.
Preferisco non spiegare nel dettaglio le opere: dovete assolutamente visitare Castello di Ama perché si tratta di una visita non convenzionale dove l’arte si fonde perfettamente con il vino, dove ogni angolo riserva delle sorprese meravigliose e dove troverete dei vini eccezionali.
Parliamo di vino:
80 ettari di proprietà posti ad un’altitudine che varia dai 450 ai 550 metri s.l.m. suddivisi per morfologia naturale in quattro conche: Bellavista, La Casuccia, San Lorenzo e Montebuoni. Da questi vigneti prendono i nomi i “cru” di Chianti Classico “Vigneto Bellavista”, “Vigneto La Casuccia”. Da una piccola parcella del primo nasce invece il vino simbolo dell’azienda, “L’Apparita”, capostipite dei Merlot in purezza toscani, prima annata 1985, uno dei grandi vini dell’enologia mondiale, spesso preferito anche al mitico Chateau Petrus.
Vini in degustazione:
“Al Poggio” Chardonnay di Toscana IGT 2016
100% Chardonnay, terreno argilloso e calcareo, altitudine tra i 460 ed i 500 metri s.l.m., allevamento a lira aperta ed in parte a spalliera semplice, fermentazione 60% acciaio ed il resto in barriques. Il 25% delle uve fermentate in legno viene macerata sulle bucce per 12 ore. Vengono utilizzate barriques Allier e Troncais per metà nuove e per l’altra metà di un anno. 8 mesi in legno.
Colore paglierino carico, riflessi dorati. Al naso è intenso, fine e piuttosto complesso. Sentori di frutta a bacca gialla polposa come albicocca e pesca, ginestra, agrumi e frutta esotica in abbondanza, vaniglia e miele. Al palato è rotondo, fresco e minerale con un finale persistente dal sapore di mandorla.
“Ama” Chianti Classico DOCG 2015
96% Sangiovese, 4% Merlot, nuovi cloni con età dagli 8 ai 10 anni provenienti da tutti e 4 i vigneti, lieviti indigeni, vinificazione separata per varietà effettuata in vasche di acciaio. Effettuata la malolattica in acciaio avviene l’assemblaggio e successivo passaggio in barriques di rovere. Prima annata 2010 a seguito dell’introduzione della Gran Selezione.
Colore rubino brillante. Naso fine, piuttosto complesso ed intenso: violetta e mammola, ciliegia, piccoli frutti di bosco come lampone e mora, delicata nota vegetale, pepe nero e chiodi di garofano. Al palato dimostra una grande freschezza, davvero piacevole, beverino ed equilibrato. Un Chianti Classico tradizionale con un tocco di eleganza in più donata dal Merlot.
“San Lorenzo” Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2014
80% Sangiovese, 13% Merlot, 7% Malvasia Nera, prende il nome dall’omonima vallata, vigneti di vecchio impianto e di oltre 10 anni. Vinificazione indotta da lieviti indigenti, separazione delle varietà in singole vasche di acciaio con permanenze che vanno dai 22 giorni del Sangiovese fino ai 26 della Malvasia. Malolattica in barriques, assemblaggio e successivo affinamento in barriques di rovere a grana fine, di cui il 18% nuove, per 10 mesi. Invecchiamento totale di almeno 30 mesi.
Annata difficile nel Chianti Classico, ne beneficia il “San Lorenzo” dato che non esce “Bellavista” e “La Casuccia” e le loro uve migliori vengono dirottate su di esso. Prima annata prodotta 2010: vino molto diverso dai suoi predecessori. A discapito del potenziale di invecchiamento ne beneficia la freschezza, il frutto ed i profumi. Rosso rubino brillante. Il naso è davvero elegante, intenso e molto direzionato sul frutto. Si apre con un floreale di violetta, prosegue su marcate note fruttate di ciliegia, fragola, prugna acerba, le note terziarie sono leggere ma piuttosto evidenti, emerge una bella nota di liquirizia. Grande acidità al palato, tannini setosi, rotondo e di corpo: vino super equilibrato e pronto fin da subito. Un vino meraviglioso anche se diverso dai fratelli maggiori. Si gioca più sui profumi e la freschezza immediata senza l’onere di dover attendere diversi anni per essere completamente svelato.
Chianti Classico Riserva DOCG 2007
Se non ricordo male il blend è 80% Sangiovese, Merlot, Cabernet Franc e Malvasia Nera, perdonatemi se ci sono inesattezze. Fermentazione in vasche di acciaio separate, malolattica, assemblaggio e successivo passaggio in barriques (20% di primo passaggio ed il resto usate) per 12 mesi.
Colore granato. Naso potente, complesso e fine nei profumi. Si apre un bouquet di una grande profondità: ancora vivo il sentore floreale, i frutti di bosco sono in confettura, la prugna e la ciliegia caramellate, bella la nota balsamica di eucalipto, il boisè apre ad una ricca speziatura che strizza l’occhio all’oriente, si finisce con un po’ di cuoio. Al palato è perfetto: siamo a mio avviso nel punto più alto della vita di questo vino. Finale lunghissimo con note di caffè tostato e cacao amaro.
Terminata la degustazione arriva un graditissimo fuori programma:
“Vigneto Bellavista” Chianti Classico Gran Selezione DOCG 2011
82% Sangiovese, 18% Malvasia Nera, proviene dall’omonimo vigneto che si costeggia per raggiungere Ama. Terreno prevalentemente argilloso con ampio scheletro, allevamento principalmente a spalliera con potatura a Guyot semplice, in parte a lira aperta. Prima edizione 1978, prodotto solo nelle grandi annate. Vinificazioni separate, malolattica in barriques sempre per tipologia. Dopo l’assemblaggio ritorno in barriques di Allier (40% nuove, il resto di un anno) per 15 mesi.
Mamma mia! Questo è quello che ho pensato quando ho avvicinato curioso il naso al bicchiere. Colore rubino intenso, alcuni riflessi violacei sull’unghia, già bellissimo solo a vedersi. La prima olfazione è una bomba, una vera esplosione di sentori tanto ben amalgamati tra se da non essere immediatamente distinguibili. Mi concentro, ce n’è bisogno! Inizio a distinguere le spezie: liquirizia, foglia di tabacco, pepe nero. Ancora terziari: polvere di caffè, foglia di tabacco, boisè, cuoio. Lascio riposare il bicchiere e le mie narici, passano alcuni minuti e provo a focalizzarmi su altro: ne esce della frutta in confettura, prevalentemente prugna e ciliegia, segue una marmellata di more, di ribes. Fantastica anche la nota balsamica che pulisce gli aromi tostati soltanto per un momento. Il sorso è altrettanto fantastico: pieno, avvolgente, caldo ma con una freschezza ed una pulizia del palato incredibile. I tannini ancora parzialmente da svolgere sono già setosi, morbidi. Finale infinito, prevalentemente su note tostate.
Finale:
Revolution/Love
Voglio chiudere l’articolo proprio come è stato iniziato. Titolo e finale. Revolution/Love è il nome dell’installazione di Kendell Geers situata nella barriccaia dove riposa “L’apparita”. L’artista sottolinea la trasformazione del vino ma anche quella rivoluzione quotidiana che ognuno compie giornalmente. Dopo la mia visita al Castello di Ama voglio leggerla anche un po’ a modo mio: rivoluzione in astronomia indica il moto di un corpo celeste intorno al suo centro di gravitazione, semplificando potrebbe essere il giro che la Terra compie intorno al Sole, un giro completo. Ecco un giorno ad Ama rappresenta tutto questo: un giro completo, una Revolution/Love tra cibo, arte, vino e natura. Cosa si può volere di più?
Ringrazio della disponibilità tutto lo staff del Castello di Ama a partire dal Ristoro,per passare all’Enoteca e per finire un grazie particolare alla nostra gentile e preparatissima guida.